di Franco Migliaccio
Pieralberto Filippi deriva la sua ricerca plastica da quella precedentemente svolta con la pittura.
Fra i due linguaggi, così diversi fra loro, esisteva continuità diretta del rovesciamento dell’uno sull’altro, mostrando una coerenza, concettuale e formale, veramente invidiabile.
L’artista si esprime per forme semplici e tondeggianti che evocano i morbidi svolgimenti lineari dei corpi umani, soprattutto femminili, intrisi talora di candido e sottile erotismo.
Le sue immagini, estrapolate dai temi dell’inconscio e delle pulsioni, affiorano in superficie sospinte da una carica emotiva che giunge al coinvolgimento della mente, sino all’affioramento razionale condotto per vie squisitamente poetiche.
Le sue figure, ancora, sottratte ad ogni istanza narrativa, appaiono come trasfigurazioni del mondo reale caricandosi di significati talora espliciti ed altre volte densi di un particolare umore enigmatico.
I piani plastici di Pieralberto Filippi non conoscono interruzioni brusche; essi sotto l’effetto della luce, s’integrano vicendevolmente, senza alcuna soluzione di continuità, creando piacevolezze tattili sottolineate dalla sinuosità dei morbidi contorni.
I volumi, a prescindere dalle loro dimensioni ed aggettanze, sono possenti e leggeri e, spesso votati alla frontalità (retaggio della parallela attività pittorica), creano torsioni e dinamismi per schivare ogni forma di staticità che talora, ma solo apparentemente, potrebbe affiorare.